La pazienza è infatti necessaria a chiunque tenti di aprirsi al tempo dell’altro, poiché non sono soltanto gli uomini e le donne delle società lontane a vivere il tempo in modo diverso, ma tutti e tutte coloro che, in prossimità del loro Sé, ricordano che il tempo si vive al plurale.
Solo la pazienza tollera questa pluralità senza volere a ogni costo ridurla autoritariamente a una norma comune. C’è un gusto unico della temporalità di ciascuno.
Solo la pazienza conserva il senso etico di tale unicità e si apre ad essa come a un bene prezioso sul quale bisogna vegliare. L’impazienza non vuole vegliare, essa anticipa la fine e vi si precipita senza averne riguardo: ma coloro che vegliano percepiscono l’aurora perché sanno che non sono soli e ne gioiscono.
Alla fine di questo piccolo elogio della pazienza, si può dire, in forma ormai apodittica, che il talento più prezioso, per un operatore chiamato a prendersi cura di soggetti autistici, consiste nella capacità di attendere pazientemente.
Stefano Mistura Introduzione a "Autismo. L'umanità nascosta" di A. BALLERINI, F. BARALE, V. GALLESE (2006)